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L’Omelia di mons. Rega per la celebrazione d’Ingresso

“Ascoltatelo” è la Parola centrale della liturgia di questa seconda domenica di Quaresima, “donami un cuore che sa ascoltare” (1Re 3,9) è la prima parola che ho scritto nel messaggio a questa cara diocesi lo scorso 10 dicembre. Dio sa mettere insieme tutti i pezzi e fare per noi un magnifico mosaico. C’è già un filo provvidenziale che unisce le nostre storie, le nostre vite e i nostri sogni. Tutta la storia della salvezza in cui anche noi siamo inseriti è la storia di cuori in ascolto, che riconoscendo la voce e l’appello di Dio si sono messi in cammino lasciando le loro sicurezze, affidati ad una promessa incomprensibile nei suoi risvolti umani, ma degna di fiducia perché pronunciata da Dio stesso. E il primo a mettersi in ascolto e a venire è stato Dio stesso: “ho ascoltato il grido del mio popolo e sono sceso per liberarlo” (Es 3,7-8).


Nella prima lettura incontriamo Abramo, che ascoltando la Parola di Dio lascia la sua terra confidando nella promessa fattagli di una posterità luminosa e della chiamata a divenire benedizione per altri. Anche la Vergine Maria, ascoltando la voce dell’angelo crede alla Parola che le è annunciata e la promessa di Dio, il Messia, diviene carne nel suo grembo verginale. Così anche Pietro, Giacomo e Giovanni che in questo brano evangelico troviamo sul Tabor con Gesù, ascoltando la voce del Padre riconoscono nell’uomo che hanno davanti il Figlio amato e si mettono in ascolto e in cammino.



Alla luce di queste preziose testimonianze entriamo quindi, ed io con voi da stasera, nel solco della fede dei nostri padri, come troviamo bene espresso nella preghiera di colletta, chiamati, facendo eco alle parole dell’Apostolo Paolo ad una vocazione santa, non per i nostri meriti, ma secondo il progetto e la grazia in Gesù Cristo. Questo cammino di Ascolto della Parola, ci porterà a scelte concrete, perché la Parola è creativa e realizza sempre ciò che dice, e ci chiederà impegno e collaborazione perché la Benedizione posta sulla chiesa di San Marco Argentano-Scalea possa essere un rito perenne che raggiunge tutti e tutto.

Sì, dopo aver ascoltato mettiamoci in cammino, per salire in alto, come invita a fare oggi il Signore nel brano evangelico che abbiamo ascoltato, in alto per superare come afferma Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre cosi”, invitandoci ad essere audaci e creativi, a ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi di


evangelizzazione, camminando non da soli, continua il Papa, ma insieme Vescovo, sacerdoti e fedeli tutti (cfr. EG 33). Come oggi il sinodo ci esorta, nella comunione, nella partecipazione e nella missione. Per strada come ha fatto Gesù, incontrando volti, sofferenze, e offrendo a tutti una mano per dare salute e salvezza. Anch’io certo non voglio stare chiuso in un castello, ma camminare per le vie di questa nostra terra e seminare sorrisi e speranza, donando a tutti il Vangelo della misericordia, stando vicini, come ci ha ricordato Papa Francesco: vicinanza a Dio, agli altri Vescovi, ai Sacerdoti, al popolo di Dio.

“Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù, meglio una Chiesa ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto una Chiesa malata per la chiusura e la comodità delle proprie sicurezze”, sempre Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium (EG 49), fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: “voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6,37).


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